New Orleans divenne un centro di confluenza di varie culture: quella francese di antica napoleonica memoria, quella spagnola delle contigue terre dell'America Latina ed infine la locale, costituita dai neri giunti dall'Africa. La citta' del famoso fiume Mississipi non tardo' ad assumere un ruolo primario nella geografia dell'intrattenimento degli schiavi. Congo Square, oggi simbolo della schivitu', si trasformo' in un'area in cui i neri si esibivano in giochi, in canti accompagnati da tam tam, ultima eredita' di una terra lontana e simbolo dello sradicamento, ed in riti e cerimonie Voodoo. Erano nenie molto strane e singolari, suoni indecifrabili, antiche grida tribali, filtrate nel crogiuolo di altre culture, quella francese e quella spagnola. Dominavano le
bamboulas, grandi tam tam fatti di barili e pelle di vacca percosse da grandi ossa di bue, mentre le canne di bambu' servivano a dare ai suoni primordiali un carattere di affascinante melodia.
Da questa prima forma di espressione musicale, verso la fine del '800, i suonatori neri di New Orleans incominciarono a costruire i primi intrecci musicali, sotto forma di marce, soprattutto nell'accompagnamento di funerali e nel ritorno dalle sepolture. Stava nascendo un gigantesco repertorio musicale, una miniera di suoni cosi' ricca e fertile da perpetuarsi nel tempo, fino alle piu' recenti fruizioni, da parte della pop e della rock music.
Nacquero in questo modo le prime organizzazioni di divulgazione della musica jazz. Fra i protagonisti va ricordato Clairbone Williams, suonatore di cornetta, musicista tuttofare, impresario molto astuto e con lui John Robechaux, batterista e direttore, come Williams, di numerosi complessi che si esibivano sui battelli che risalivano la corrente del Mississippi.
Negli anni compresi tra 1895 ed il 1907 ando' formandosi un vero e proprio stile, soprattutto per merito della Ragtime Band di Buddy Bolden.
(Tratto dalla "Storia del Jazz" di Walter Mauro)
Purtroppo non si conosce esattamente l’origine del termine “jazz”: c’e’ chi sostiene che e’ mutuato dalla parola creola “jas”, ovvero “bordello”. Il grande Dizzy Gillespie diceva che "jasi", in un dialetto africano, significava «Vivere ad un ritmo accelerato». Alcuni sostengono che derivi da "chase" (caccia), o dall'inglese "jasm" (energia) o addirittura ancora da "jazz-belles", con il quale venivano chiamate le prostitute di New Orleans. Sembra che i musicisti venissero chiamati "jasbo" e "jass": parola sconcia con la quale si incitavano i clienti a ballare nelle case di tolleranza dell'epoca.
6 commenti:
bene,
ci voleva un altro spazio "intorno al jazz"....
mi piace come lo hai impostato, ed il modo che hai di scrivere, con sWing, direi.
Ti verrò a trovare spesso e, se a te va bene, ti aggiungo nella nostra community (vedo che anche Mondo Jazz è passato di qui...)
jazzfromitaly
Caro Antonio,il viaggio continua. La visione del tuo battello ha influenzato,pensa, anche la scelta contenutistica del mio post odierno.
Per venire invece a "Bloggando Jazz":si rivive attraverso le parole e poi con l'ascolto, il clima e le atmosfere delle origini.
Le Band che suonano prima e dopo i funerali quante volte le abbiamo viste nei fim e abbiamo dato ali alla nostra fantasia....!!
Ma ecco che qualcosa di creativo, di ludico, si trasforma gradualmente in business ed abbiamo così le orchestrine sui battelli a vapore, che sottolineano piacevolmente le traversate d'ogni razza e specie di viaggiatore, dal'avventuriero al "santo".
Tra i significati incerti della parola "Jazz" io mi scelgo quello che più risponde al mio sentire. Ovvero....vivere ad un ritmo accellerato e naturalmente energia!
Grazie.Felice giornata!
MARIANNA
@ Grazie Jazzformitaly, verrò a trovarti spesso e ti aggiungo tra i siti attinenti e preferiti.
A presto.
Antonio
@ Grazie Marianna, sono contento che ciò che scrivo ti piace.
Antonio
Vedi, caro Antonio, che comincia a funzionare!!
Avanti tutta! Buon pranzo.
MARIANNA
@ E' anche merito tuo, grazie.
:)
Un abbraccio.
Antonio
Posta un commento