Il be-bop e' nato nel 1944, nel cuore di Manhattan, precisamente nella Cinquantaduesima strada. Ed e' la musica che, nella storia del jazz, ha rappresentato la piu' autentica ribellione del creativo musicale afroamericano alla situazione di standardizzazione espressiva del
swing craze: genere musicale che aveva subito un'inesorabile processo di commercializzazione. I musicisti della tradizione non tardarono a considerare folle quella nuova espressione che scompaginava le regole ormai codificate della loro musica. Quando alcuni jazzmen della tradizione di New Orleans e di Chicago, precisamente il batterista Dave Tough ed alcuni uomini dell'orchestra di Woody Herman, si recarono all'Onyx Club per ascoltare il quintetto di Dizzy Gillespie ed Oscar Pittiford, uscirono dal locale completamente frastornati di fronte a musicisti che si interrompevano di continuo, senza offrire a chi ascoltava la possibilita' di comprendere quando un assolo cominciava o terminava. Da qui le polemiche molto dure che videro schierati su due fronti, molto combattivi, i modernisti ed i tradizionalisti, con scambio di epiteti poco edificanti come quello di
moldy figs, fichi fradici, con cui vennero spregevolmente definiti i tradizionalisti. Risulta chiaro che, in questa situazione nuova, sul piano di una completa rigenerazione del tessuto musicale, stava nascendo un modulo espressivo diverso ed antitetico di quanto il jazz era stato ed aveva rappresentato nella sua vicenda. Il giorno d'incontro al Milton's era di lunedi', perche' era quello il giorno di riposo delle grandi orchestre impegnate a far muovere i piedini alla borghesia bianca di Broadway. Una gran folla, soprattutto di curiosi, si addensava all'ingresso del piccolo club e tra i musicisti che si abbandonavano a fascinosi
afrer hours c'erano jazzmen - celebri grazie allo swing - del calibro di Coleman Hawkins, Art Tatum, Teddy Wilson, Benny Carter, Chu Berry, Mary Lou Williams, e con loro molti altri giovani cultori della nuova musica, che provenivano dalle piu' disparate regioni degli Stati Uniti. Tra le nuove leve si affacciavano alla ribalta i personaggi che in seguito avrebbero fatto la storia del be-bop: Gillespie, Charlie Parker, Thelonius Monk, Kenny Clarke, Max Roach, per citare i piu' conosciuti. Tutti quanti suonavano un qualcosa che nessuno aveva mai sentito prima, in quanto frutto di esperienze personali. Per esempio, Parker aveva scoperto che era possibile realizzare un discorso sonoro estremamente fresco e mordente con un sapiente gioco d'anticipo sulla partitura tradizionale. Mentre il grande batterista Kenny Clarke aveva capito che utilizzando i piatti al posto della grancassa avrebbe prodotto lo stimolo di un accompagnamento vivo e vitale, fuori dagli schemi del tradizionale
beat della batteria.
(Tratto dalla "Storia del Jazz" di Walter Mauro) Nella foto il mio maestro Enrico Lucchini, con il suo maestro Kenny Clarke, a Parigi.
8 commenti:
Mentre scrivevo è sparito il commento! Ora riparto.
Dicevo del mitico be-bop, visto criticamente dai musicisti della tradizione. Come poi accade sempre, nella storia del mondo, a chi non sa guardare al di là della punta del proprio naso o, in questo caso, del proprio strumento.
Tanto è vero che da quei lunedì al Milton's ,che sanno di gruppuscolo segreto, vengono fuori poi un Gillespie e un Charlie Parker!
Cito questi perchè li ricordo per averli ascoltati anni fa, forse, in filodiffusione.
Mi ha fatto molto piacere invece vedere da te inserita la foto del tuo maestro Enrico Lucchini.
Per me significa da parte tua stima e riconoscenza. E non è poco, visto i tempi che corrono.
Un abbraccio e buon inizio di settimana.
Affettuosamente,Marianna.
Come sempre, grazie Marianna!
Sì, ad Enrico volevo molto bene, era come un fratello maggiore per tutti i suoi allievi. Gran parte dei migliori batteristi jazz, e non solo, italiani, sono stati suoi allievi. E' stato un grande uomo oltre che un grande musicista, d'altronde è quasi una consuetudine, per i grandi artisti, essere grandi nella passione e nell'animo.
Ad ogni post che scrivo su questo argomento un pensiero va a lui, perché non ci ha insegnato "solo" la tecnica strumentale ma anche come si suona e l'amore per il jazz, e questo è veramente raro.
Un bacio a te e a lui, anche se non è più tra noi.
Ciao
Antonio
Avevo colto questo lato della tua sensibilità.
Io da ragazza ho studiato danza classica, in tempi non sospetti ,nè inflazionati per la disciplina artistica. Sognavo di diventare una ballerina. Poi la famiglia ha voluto che andassi in tutt'altradirezione ed io ho ubbidito. Ero anche molto giovane.
Ho amato la danza tantissimo e con sofferenza per non poter fare parte di quel mondo.
Le cose sono andate un po' meglio quando, al liceo, ho sostituito la danza con la filosofia.
Perchè? Perchè anch'io in quella circostanza ho avuto un insegnante eccezionale.
Ti abbraccio con affetto. Marianna
Anch'io, purtroppo, non ho potuto seguire le mie vere inclinazione. Va be', è andata così, erano altri tempi, quindi ti capisco. E sto cercando di non commettere lo stesso errore con mio figlio.
Un abbraccio.
Antonio
Cosa sogna di fare tuo figlio?
Anche il papà non può lamentarsi comunque, perchè è un musicista, uno scrittore, un blogger e poi.......tante altre cose che non so e che verrò via via scoprendo.
E' un bellissimo viaggio!
Grazie per l'amicizia.
Marianna
Cara Marianna,
è proprio una novità di questi giorni: mio figlio vuole abbandonare "scienze politiche" per frequentare l'accademia militare. Capisci il mio disorientamento: io ho prestato servizio di leva nella banda musicale, insomma, mi sono "imboscato", mentre lui vuole inseguire la carriera militare. Mi confortano molto i suoi valori (non perché sia mio figlio) ma è veramente un bravo ragazzo, educato ed onesto. E questo è già, per me, un motivo d'orgoglio.
L'ho scritto in un commento senza problemi, tanto questo è un blog per intimi.
Un abbraccio.
Antonio
Carissimo Antonio,per me è uno spazio questo molto interessante, anche perchè ci dà in maniera intelligente la possibilità di conoscerci, senza essere in piazza.
Molto bene per la scelta di tuo figlio. Mio padre,di nome Antonio come te, era un ufficiale superiore dei Carabinieri. Per l'esattezza ha terminato con il grado di colonnello. Io ho girato molto con la famiglia di provenienza ,perchè ogni 3/5 anni venivamo trasferiti. Mio padre era di Agordo(BL), mia madre napoletana.Si sono conosciuti per via del fratello di mia madre, anch'egli ufficiale d'esercito(Accademia di Modena) e generale di fanteria. Io vengo quindi da una famiglia di militari.Non posso che plaudire alla scelta di tuo figlio. Lui che Arma o Corpo sceglierà?
Ci racconteremo strada facendo tra un pezzo di Jazz e una curiosità
di vita. Complimenti per l'HP perchè è davvero un bel pezzo.
Un abbraccio ancora.A presto.
Marianna
Sceglierà l'esercito non sa ancora in che corpo.
A presto.
Antonio
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