L'impareggiabile Duke

Pubblicato da Antonio Ferrero Cracas

Il significato che la presenza di Edward "Duke" Ellington ha assunto nel corso della storia del jazz e nello spazio della musica in generale, va esteso verso approdi e motivazioni che in parte vanno oltre i confini del linguaggio jazzistico in senso stretto, per assumere un ruolo universale di proporzioni molto vaste, che accoglie tensioni culturali che coinvolgono il rapporto stesso fra le razze negli stati Uniti, oltre che la forte incidenza di creativita' nera nell'avventura dell'invenzione e dell'immaginario. Duke Ellington pertanto, come James Baldwin, Ralph Ellison, Langston Hughes, Leroi Jones e tanti altri scrittori neri, e' andato a cercare non i suoi modelli, bensi' i suoi archetipi, nella forza inventiva della musica colta di matrice europea, dalla quale ricavare ed elaborare tutti quei frammenti dell'immaginazione, da utilizzare per offrire alla musica jazz un punto di riferimento capace di riscattare la primordialita' creativa dell'Africa nera, lungo i crinali di piu' complesse e profonde possibilita' di sviluppo.
Duke, figlio di un maggiordomo della Casa Bianca, frequento' le scuole esclusive per neri, ed il suo titolo nobiliare "Duca" gli fu imposto ancora prima che diventasse uno dei grandi del jazz, proprio per i modi evoluti e nobili che gia' allora distinguevano la sua personalita'.
Gli incontri ed i racconti affascinanti fra musica colta da una parte e tradizini africane dall'altra, erano iniziati quando Duke si trasferi' a New York, nel 1922. Cinque giovani musicisti di Washington, Ellington, Hardwick, Westol, Greer ed il bajoista Elmer Snowden finirono in quel vasto universo sonoro che era l'irripetibile Harlem degli anni Venti. Fu King Oliver a cedere il posto al gruppo ellingtoniano nel 1927 in quel Cotton Club che, oltre ad essere il piu' famoso locale di Harlem, ha rappresentato una sorta di tempio della musica di Duke: alla stagione meravigliosa del Cotton Club risalgono del resto alcuni fra i brani piu' famosi della formidabile orchestra di Ellington.
(Tratto dalla "Storia del Jazz" di Walter Mauro)

Ecco di seguito il famoso e meraviglioso brano Satin Doll ed uno spezzone della vita al Cotton Club.


Duke Ellington - Satin Doll




Il Cotton Club


1 commenti:

Anonimo ha detto...

Eccoci al nostro appuntamento,questa mattina, con un artista davvero impareggiabile.Parliamo di Duke Ellington, il grande Duke!
Come sai non mi sono mai occupata di musica, caro Antonio, se non a livello di ascolto.Però Duke Ellington, andando indietro negli anni, come lo stesso Armstrong, lo ricordo bene in alcune apparizioni televisive quando la RAI riusciva ancora a trasmettere spettacoli di qualità e in Europa ce la invidiavano(ricordo in proposito degli scritti di Umberto Eco).
Quello che colpisce di Duke è l'eleganza con cui sfiora i tasti del suo pianoforte da cui esce musica divina e contemporaneamente la non certo comune abilità sincronica nella direzione della sua orchestra.
Molto interessanti il riferimento a scrittori come il mitico James Baldwin(andrebbe ripreso per capire meglio) e al contesto del COTTON CLUB,ambiente "cult" per la musica JAZZ si direbbe oggi.
Sempre grazie per il piacevole inizio di giornata e.....un saluto, un augurio, un abbraccio.
Marianna